Da Gignese al Mottarone

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racconto e fotografia di:
Luca di Trecate (NO)

Un giorno su una rivista di turismo mi ha colpito un titolo: È SEMPRE BEL TEMPO!

Credo che la vita sia un viaggio meraviglioso e che ogni istante che passi a camminare immerso in un bosco, avvolto nel silenzio interrotto solo da qualche foglia che cade o dal cinguettio di un uccellino sia un regalo che vada assaporato senza fretta. Puoi fotografare ogni istante, albero, scorcio che ti si presenta dinanzi ma non puoi raccontare a chi era a casa la sensazione del profumo del bosco che ti rapisce e ti fa sentire vivo. Quasi per caso nei giorni scorsi mi sono soffermato a leggere una locandina dove ho trovato un sito internet: www.andarpersentieri.it. Una rapida occhiata al sito e subito la mente vola ad uno zaino, una borraccia, una cartina per placare quella voglia di libertà che mi scorre dentro come un torrente in piena. Una telefonata alla guida, attimi di esitazione fino a quando la gita è confermata e… l’entusiasmo di un bambino nell’attendere il fatidico giorno. Per molti una camminata, per noi una splendida condivisione di obiettivi, uno scambio di ricordi di vita vissuta a contatto con la natura per ritrovarti alla sera a salutare persone che il giorno prima non conoscevi e che ora sono amici.

Antichi strumenti di lavoro in baita

racconto e fotografie di:
Massimo di Caresanablot (VC)

Siamo partiti da Gignese e abbiamo iniziato a salire a poco a poco, passando attraverso alpeggi i cui nomi raccontano di vite di altri tempi e lasciano immaginare storie e personaggi di un mondo che non c’è più: alpe Nifiesch, alpe Apul, alpe Pirio, alpe Marta, alpe Taià, alpe della Volpe, alpe Frim. Ogni alpeggio ha le sue solide caratteristiche connotative: l’abitazione, la stalla, il noce secolare, l’affresco con l’immagine della devozione popolare… Mi piace immaginarmi i volti e i nomi delle persone che qui hanno vissuto, lavorato, amato, gioito, sofferto… Qualcosa di loro rimane, la losa squadrata posata davanti all’ingresso, l’enorme albero sul retro, un chiodo piantato sul trave della porta per appendere la chiave di casa…

Ma di alpe in alpe cambia anche la vegetazione del bosco circostante: si inizia con le betulle, si prosegue con i castagni e gli aceri fino a passare attraverso la folta faggeta.

E da ultimo ci si inerpica sul Mottarone, da dove il massiccio del Monte Rosa ci appare in tutta la sua imponenza da una parte, e dall’altra lo sguardo spazia sul lago Maggiore e sugli altri laghi dell’Insubria: Monate, Varese, Comabbio, Orta.

Mottarone, vetta dei panorami fantastici.

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